giovedì 18 aprile 2024

SISTEMA IMPRESA

14-02-2017

Fondi interprofessionali - Formazione, tagli confermati

Anche per il 2017 confermato il prelievo di 120 milioni ai fondi interprofessionali. Spada: «Danno per le imprese, ma noi non ci fermiamo»




Come già avvenuto per il 2016, anche nel 2017 la formazione continua si vedrà sottratta 120 milioni di euro. Come previsto infatti nella legge di Stabilità del 2015, a partire dall'anno 2016 l'Inps deve versare ogni anno allo Stato una tale cifra, trattenendola dalle risorse desinate ai Fondi interprofessionali per la formazione continua. Il direttore generale del Fondo Formazienda, Rossella Spada, commenta con amarezza questa situazione.

 

Direttore, i Fondi interprofessionali si trovano dunque a dover rinunciare ogni anno a una fetta importante del proprio budget. Che ne pensa?

Sì, si tratta di una decisione che già a suo tempo avevamo accolto con grande preoccupazione. Purtroppo, come peraltro già la Finanziaria 2015 prevedeva, il tutto si è trasformato in automatismo, e anche per il 2017 i Fondi interprofessionali vedranno ridotto in maniera considerevole, e senza motivazioni chiare, il proprio budget.

 

A cosa si riferisce quando dice che non vi sono motivazioni chiare dietro questa decisione? Potrebbe esservi un motivo che giustifica la riduzione del budget?

Mi riferisco a quanto avvenuto prima del 2015, prima cioè che tale prelievo diventasse automatico. Nel 2013 il Governo aveva stabilito una riduzione del budget per la formazione di 189 milioni di euro; nel 2014 il prelievo effettivo ammontava poi a oltre 94 milioni di euro. Per il 2015 è stato poi previsto un prelievo di 20 milioni, e infine, a partire dal 2017, di 120 milioni di euro. Ma la situazione precedente al 2015 era del tutto differente.

 

In che senso?

I prelievi del 2013 e del 2014 andavano a reperire dall’Inps sia le cosiddette risorse optate, vale a dire quelle che gravano sulle quote destinate ai fondi interprofessionali, sia le risorse inoptate, cioè quelle che convergono all’Inps nel caso in cui un’azienda decida di non aderire a nessun fondo. Tale scenario è cambiato radicalmente a partire dalla legge di Stabilità del 2015: da allora infatti la normativa prevede l’aggravio solo sui fondi interprofessionali. E, come detto, questo ha avuto valore per il 2015 e poi, in misura assai più consistente, a partire dal 2016 e in automatico per gli anni successivi. Fino al 2014, poi si parlava di interventi mirati a finanziare gli interventi di politiche passive per il lavoro (la cassa integrazione in deroga). Dal 2015 invece la destinazione è semplicemente il bilancio dello Stato, senza alcuna specificazione.

 

Si tratta di un grave danno per i fondi interprofessionali?

Più che per i fondi, direi per le imprese. Sono loro, in modo particolare le micro e le piccole, a vedersi negata una chance in più per investire in competitività, poiché, di fatto, è nelle piccole realtà che corsi di formazione e di aggiornamento innovativi possono fare la differenza in un mercato del lavoro così specializzato e dinamico. Si tratta in sostanza di scelte che vanno in controtendenza con il continuo richiamo ad investire in capitale umano ed economia della conoscenza.

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